Sappiamo già che il calcestruzzo non è eterno, anzi è sotto gli occhi di tutti l’effetto del degrado in alcune strutture.
La scarsa qualità del materiale, la posa approssimativa e l’assenza di una adeguata protezione portano dopo pochi anni al fenomeno dello spalling, cioè al distacco di parti superficiali di calcestruzzo. Molto spesso utilizziamo per la riparazione del cls gli stessi criteri utilizzati per il getto, ed otteniamo quindi gli stessi risultati: le riparazioni durano pochissimo e siamo costretti ad una continua manutenzione delle opere.

Spalling: l’espulsione del copriferro
- Preparare la superficie
- Impermeabilizzare
- Sanificare i ferri di armatura
- Scegliere la malta giusta
- Proteggere il calcestruzzo
1 – Preparare la superficie
Applicare una malta di riparazione senza avere adeguatamente preparato la superficie è come mettere un cerotto sulla ferita senza avere prima disinfettato. Se il calcestruzzo è delaminato, significa che ha una scarsa coesione e resistenza: è necessario consolidarlo e impermeabilizzarlo prima di applicare la malta, altrimenti si rischia che dopo pochi anni la malta si distacchi portandosi dietro qualche centimetro di fondo. La superficie va preparata il giorno prima rimuovendo tutte le parti incoerenti e bagnandola abbondantemente con acqua. Possiamo fare entrambe le operazioni con un idrolavaggio a pressione. Successivamente occorre consolidare in profondità la matrice cementizia con un impregnante tipo Vetrofluid.
2 – Impermeabilizzare
Oltre a rendere la superficie adeguatamente consistente e solida per ricevere la riparazione, per allungare la vita utile del rimedio è necessario analizzare e risolvere le cause che hanno portato al degrado del calcestruzzo. Il supporto è stato in contatto con sali disgelanti? C’è umidità di risalita? E’ in prossimità del mare? E’ attraversato da infiltrazioni o bagnato dall’acqua? E’ stato attaccato da materiale organico (fattorie, lavorazioni industriali, ecc.)? Queste e altre domande sono fondamentali per bonificare il supporto prima di procedere ed ottenere così una soluzione permanente. Se avete utilizzato Vetrofluid al passaggio precedente avete già risolto anche questo punto, altrimenti vanno prese le opportune precauzioni.
3 – Sanificare i ferri di armatura
La ruggine è la responsabile della delaminazione. Comunemente diciamo che “i ferri scoppiano”: quando l’acciaio si ossida aumenta di volume, esercitando pressione sul cls circostante. Abbiamo già discusso di come trattare i ferri di armatura in questo articolo.

Recinzioni e muretti in cls sono i primi a degradare
4 – Scegliere la malta giusta
La resistenza a compressione
di una malta non è sempre il fattore più importante. Riparare un
calcestruzzo che ha una resistenza corticale residua di 20-25 MPa con
una malta di 80 MPa non serve a molto, qualche volta è anche
controproducente perché tende a strappare il supporto. Molto più
importanti sono le caratteristiche di impermeabilità e adesione.
Di sicuro deve essere un
prodotto marcato CE secondo la norma UNI EN 1504-3 “Protezione e
riparazione delle strutture in calcestruzzo”. Attenzione: non basta che
sia genericamente “conforme” alla norma, deve esserci proprio il marchio
CE. Occhio alle schede tecniche!
In secondo luogo la malta
scelta deve essere progettata per lo spessore che vi serve riparare:
ricordate che è sempre meglio estendere la riparazione sbordando qualche
centimetro oltre la zona danneggiata, perciò meglio scegliere una malta
in grado di andare a basso spessore fino a zero.
5 – Proteggere il cls
Se il calcestruzzo è danneggiato, molto probabilmente è anche perché non è stato adeguatamente protetto. E’ tempo di farlo adesso. Si può scegliere se ricostruire tutta la superficie con un rasante strutturale (ad esempio con Ercole) oppure se impregnarlo con un impermeabilizzante di profondità (Vetrofluid) oppure con un idrorepellente (come Brickcover).
Qualsiasi sia la tecnica che fa al caso vostro, proteggete ora il calcestruzzo: durerà di più.
Come riparare il calcestruzzo.