Devi installare un microcemento e temi che non resista alle festine di tuo figlio adolescente? L’architetto ti ha proposto di rivestire anche la doccia e il pensiero di pulirla ti terrorizza? Ecco una piccola guida che ti può aiutare a fare la scelta giusta.
I rivestimenti cementizi minerali sono materiali naturalmente porosi e quindi assorbenti. Per questo motivo, alla fine della lavorazione, i microcementi vanno trattati con uno strato impermeabilizzante, che in genere consiste in una cera, un idrorepellente o una resina trasparente. La scelta del protettivo finale è cruciale per conservare intatta nel tempo la bellezza artigianale di un lavoro spatolato, vediamo quali sono le principali caratteristiche da tenere in considerazione.
Un piano cucina rivestito con Microbond®. In ambienti come la cucina è fondamentale applicare un ciclo di protettivi altamente efficace.
Metti la cera, togli la cera!
La tecnica del rivestimento cementizio a basso spessore è conosciuta anche come “béton ciré”, ovvero calcestruzzo cerato. L’utilizzo della cera è una tecnica consolidata, che si usa anche su altri tipi di pavimentazione e che fornisce buoni risultati in termini di impermeabilità e di facilità di pulizia. Sfortunatamente, oltre ad essere il trattamento che dura meno nel tempo (va ripetuto a intervalli regolari) tende ad alterare il colore del rivestimento e di sicuro non è indicato per gli ambienti esposti all’acqua come le docce e i lavandini.
Gli idrorepellenti.
Sono composti impregnanti che tramite un meccanismo di repulsione elettrostatica impediscono ai liquidi di bagnare la superficie. In pratica, se verso dell’acqua su una superficie trattata con un idrorepellente la vedrò scomporsi in tante goccioline. Anche in questo caso l’effetto si perde con il tempo, e soprattutto generalmente non resistono bene a liquidi aggressivi come caffè, limone e altri di uso comune in un’abitazione.
Le resine trasparenti.
Chiamate anche ‘sealer’, le finiture trasparenti sono in assoluto le più utilizzate. Esistono varie famiglie di resine, a base epossidica, acrilica, poliuretanica, metacrilata e così via. Prima di analizzare le differenze fra le tipologie, è bene sapere che c’è una distinzione fondamentale fra sealer al solvente e sealer a base acqua. I sealer al solvente sono in grado di lasciare sul microcemento uno strato protettivo più spesso, e quindi solitamente più protettivo. Di contro, la superficie sarà lucida e ‘plasticata’, rovinando in gran parte l’effetto materico e naturale del rivestimento.
Affinché la protezione per il microcemento sia efficace e allo stesso tempo esteticamente gradevole, nonché facile da applicare, occorre che abbia tutte queste caratteristiche:
Resistenza ai raggi UV.
Il sole abbronza anche le resine trasparenti, nel senso che le fa ingiallire. Le resine che soffrono maggiormente di questo problema sono le resine epossidiche, che quindi risultano spesso inadatte a proteggere il nostro rivestimento cementizio. Anche se utilizziamo una resina che non ingiallisce, per esempio poliuretanica, è bene che contenga dei filtri agli UV per preservare il colore scelto per il microcemento. In ogni caso, come succede anche per i legno e per altri materiali, le parti di rivestimento che saranno protette a lungo dai raggi del sole, per esempio per la presenza di un mobile o di un tappeto, alla lunga risulteranno avere un colore più brillante del resto del pavimento.
Impermeabilità e "party-proof".
E’ una questione di tempo. Prima o poi quella macchia di ketchup spanta nel pavimento passerà attraverso la protezione, impregnando irrimediabilmente il nostro sudato rivestimento continuo. Ma non disperare! Se è vero che la tenuta impermeabile della resina si misura in ore, è pur vero che esistono delle formulazioni in grado di resistere giorni o addirittura settimane prima di permettere alle sostanze di attraversarle. Sto parlando di caffè, cola, limone, vino, acetone… tutti liquidi di uso comune in una famiglia, che in realtà sono sostanze molto aggressive dal punto di vista chimico. Le resine poliuretaniche assolvono molto bene a questo compito, specialmente se bicomponenti.
Associando una resina acrilica, che va molto bene per impermeabilizzare, con una resina poliuretanica, otterremo una protezione sicura anche in docce, lavandini, bagni turchi e ogni altro posto sottoposto frequentemente all’acqua.
Graffi e usura.
Che si tratti del gattino che ha deciso di affilare le unghie proprio sulla parete appena rivestita, o di una sedia trascinata come solo un adolescente sa fare, è bene che il nostro sealer trasparente sia ben resistente ai graffi e allo strisciamento. Questo si ottiene con resine poliuretaniche potenziate con delle “cariche”, cioè delle farine minerali che rendono il rivestimento resistente quanto basta.
Glossy o opaco?
De gustibus, ma meglio se opaco. Risalta molto di più l’aspetto artigianale e in qualche modo ‘naturale’ del microcemento. In ogni caso è fondamentale che il sealer scelto non alteri il colore previsto per il nostro rivestimento, rendendolo più scuro o peggio virando la tinta originale.
Carrabile?
Sì, esistono protettivi che si posso applicare all’esterno, e fra questi alcuni che sono carrabili. Se usati nelle autorimesse, occorre fare attenzione all’interazione con i pneumatici caldi (hot tire pickup). Dopo aver guidato l'auto per un po', in particolare a velocità autostradale, è probabile che le gomme si surriscaldino e si espandano a causa del calore. Parcheggiare l'auto in garage può causare il trasferimento del calore dai pneumatici al rivestimento. Quando le gomme iniziano a raffreddarsi, si contraggono anche un po', afferrando e tirando la superficie del rivestimento, provocando la rimozione di macchie di sealer dal pavimento di microcemento.
Per fortuna ci viene in soccorso GiGi Sealer, un protettivo a base di resina poliuretanica che può essere impiegato all’esterno anche in superfici carrabili.
Eco-friendly.
Non ultimo, la sostenibilità ambientale e per la salute è d’obbligo. Nelle pitture, vernici & affini si traduce nella misura dei VOC (Volatile Organic Coumpound) o COV (Componenti Organici Volatili) se preferite. Sono normati molto strettamente dalla Comunità Europea, e secondo noi dovrebbero avere un valore tendente a zero.
Le resine sono normalmente ricavate da fonti fossili (prodotti petroliferi), tuttavia recenti sviluppi tecnologici hanno permesso la realizzazione di bio-resine di derivazione vegetale, che saranno presto disponibili sul mercato. Anche l’isocianato, che è uno dei due componenti fondamentali per la resina poliuretanica, verrà presto sostituito con composti più sostenibili e più salutari.
Com’è facile intuire, non esiste un unico prodotto che abbia insieme tutte queste caratteristiche, perciò occorrerà procedere con un ‘ciclo misto’, sovrapponendo strati di sealer dalle differenti caratteristiche.
Il sistema Cerbero.
In Ecobeton abbiamo sviluppato un ciclo misto, composto da un sealer acrilico e uno poliuretanico. Questo ci permette di applicare in tempi rapidi tutti i protettivi e di mettere in sicurezza il rivestimento. La parte acrilica, disponibile come liquido monocomponente (Cerbero Base) oppure come crema da applicare a spatola (Cerbero Base Gel), può essere applicata anche sul microcemento relativamente fresco. Cerbero Base garantisce l’impermeabilità, preserva il colore originale e uniforma l’assorbimento di tutta la superficie. Dopo poche ore, si applica Cerbero Sealer, un protettivo poliuretanico bicomponente con alta resistenza al graffio e allo strisciamento.
Il sistema Cerbero è estremamente opaco (Gloss 5) e resistente alle aggressioni chimiche, come nella tabella seguente:
Qual è il protettivo migliore per il microcemento?